Abbiamo avuto il piacere di intervistare i Jazzincase che si sono raccontati di seguito, in esclusiva a Valentina Marchetti.
D.Quali sono le tue influenze musicali?
In una parola: tutte. Sin da piccola ho ascoltato ogni genere di musica, diciamo che tra i miei preferiti per gran parte della mia vita la disco ’70, il rithm’nd blues, il pop americano ed inglese ma oggi strascolto musica classica, Jazz, organistica, polifonica, rock vintage e non, alcuni cantautori italiani insomma di sicuro sono più per un’ascolto “estero” ma non disdegno assolutamente la buona musica italiana primo fra tutti Fabio Concato. Avendo ascoltato tutto ad oggi, già dagli albori del primo album di jazzincase nel 2018, Bonbon City (IRMA LaDouce) sempre di più mi addentro nei vari generi a vantaggio di ogni singola canzone che scrivo ed utilizzando più lingue per dare ad ogni singolo testo l’interpretazione migliore anche attraverso il suono delle arole. Perlomeno ci provo, questa è la mia intenzione.. Nel secondo album “the Second” del 2019 (Irma La Douce) oltre al pop inglese, allo swing, alla dance ci sono anche note rock! Anche se il filo conduttore è la zampata Jazz presente ovunque per dare sempre e costantemente il senso al significato di “jazzincase”. Se devo scegliere (non con poche difficoltà lo ammetto) tre artisti che hanno segnato la mia vita sono: Annie Lennox, Sting, Jamiro Quai, Fabio Concato ed il mio mentore di scrittura che a suon di scappellotti (per modo dire anche se uno me l’ha tirato davvero) mi ha insegnato ad esprimermi ad immagini ed utilizzare le giuste parole, quello che per me è stato un grande amico, Giorgio Faletti.
D.Quale aggettivo descrive meglio la tua musica?
Versatile. E’ il significato che sin da subito ho voluto dare ai miei brani, ed anche al significato del naming “jazzincase”. Aggettivo che per altro assomiglia molto a me, non riesco a stare ferma e a fare la stessa cosa per più di due giorni. Allo stesso tempo però ho imparato e soprattutto voluto lasciare un filo di unione tra le tante cose, tra i tanti stili. Quindi si…l’aggettivo giusto è: versatile.
D.Che cosa ne pensi della scena attuale?
Immagino intendessi :socialmente: Più che pensare (se no svengo dall’ansia) preferisco sognare o sperare che la situazione migliori o quantomeno si pianifichi. E’ tutto molto complicato soprattutto perché non c’è una visione del futuro anche quello più prossimo anche legato ai concerti (li fissi ma poi…si fanno?). Per me che scrivo canzni la cosa che mi rilassa e far stare bene è immergermi in una nuova e continuare a sognare un futuro migliore o quantomeno trovo la mia bolla di spensieratezza.
D.Come trovi la distribuzione digitale?
Faccio parte di una di quelle generazioni che, quando aveva i soldi per farlo, andare in un negozio di dischi, il che significava anche guardare altro, rispetto a ciò che stavamo cercando. Cercavi un vinile, un cd e ne scoprivi “lentamente” altri sui quali soffermarti e magari, per curiosità, acquistare. Per me era festa ogni volta. Erano piccole conquiste. Non che con il digitale non sia possibile ma è tutto tremendamente più veloce e ci perdiamo immancabilmente i pezzi di qualcosa. Perlomeno questo è ciò che io accuso ma…non c’è alternativa…quindi dovendo ottimizzare consente sicuramente di avere feedback più veloci sulla propria musica e magari molti più ascoltatori anche se io, lo ripeto, guardo ed ascolto con molto orgoglio i tanti vinili e cd che ho acquistati in giro per il mondo che sono il mio forziere di bellezza e cultura.
D.Prossimi progetti?
E’ imminente, ovvero in pochi mesi, il secondo singolo e poi a seguire l’album intero. Ancora una volta in più lingue, con più stili che abbracciano il Jazz e tanta voglia di crescere e consolidare il mio modo di scrivere e trasmettere la musica, i brani che scrivo. Ci sarà ancora molta strada da fare? Probabilmente, anzi, si, ma non mi spaventa. Sono consapevole di essere una persona fortunata nonostante le difficoltà e le non poche porte in faccia che ho ricevuto. Ma anche porte aperte, ed i collaboratori di jazzincase, sempre di più, sono le prime porte aperte alle quali guardo con molto onore. Oltre agli ascoltatori che piano, piano, sono sempre di più e che ringrazio di prestare, in questo veloce mondo digitale, un orecchio anche alle mie canzoni.